LUIGI IORIO STUDIO via Magnapassi, 28 - 48022 Lugo (RA) Italy - Mobile: +39 333 7148 652 - Email: iorio_luigi@libero.it
IL PAESAGGIO NELL’ARTE CONTEMPORANEA E LA SUA VALENZA ANTROPOLOGICA
A
mio
parere
il
fotografo
contemporaneo
necessita
di
una
progettualità
concettuale
del
suo
lavoro,
di
una
profonda
riflessione
sui
soggetti
del
suo
fotografare,
in
particolar
modo
se
questi
soggetti
sono
i
paesaggi
circostanti, il suo territorio, quello in cui vive quotidianamente.
Il
lavoro
del
fotografo
diventa
quindi
un
lavoro
di
tipo
antropologico
dove
il
mezzo
artistico
si
fa
strumento
di
studi
sociali.
Il
suo
obbiettivo
diventa
quello
di
immortalare
nuovi
spazi
di
relazione
e
la
rilevanza
culturale
di
un luogo.
Questa
è
la
riflessione
al
centro
della
fotografia
di
Luigi
Iorio,
come
abbiamo
potuto
vedere
nelle
sue
mostre:
Luoghi
Non
Luoghi;
A
SUD
di
ogni
luogo
e
nel
libro
Napoli
un
reportage
infinito,
il
fotografo
ci
mostra
il
suo
concetto
di
SPAZIO
e
di
LUOGO
prendendo
spunto
dal
concetto
di
valenza
culturale
e
sociale
dei
luoghi
che
ci
circondano
e
sulla
loro
importanza
nel
determinare
nuovi
tipi
di
relazione,
già
magistralmente
teorizzata
dal
filosofo
francese
Marc
Augè
nel
suo
testo
“Non
Luoghi,
introduzione
ad
una
antropologia
della
surmodernità”.
E’
interessante
vedere
relazione
tra
Spazi
costruiti
dall’uomo
e
Luoghi
della
natura
anche
negli
scatti
ambientati
in
Romagna.
Un
territorio,
quello
romagnolo,
che
presenta
molti
esempi
di
come
i
paesaggi,
anche
naturali
abbiano
un
forte
legame
con
la
cultura
popolare
della
regione
stessa.
Le
foto
fanno
trasparire
l’identità
dei
luoghi
come
spazi
emotivamente
vissuti
e
rilevano
il
Genius
Loci
nella
sua
accezione
simbolica
poiché
un
luogo
senza
genius
non
è
un
luogo
ma
uno
spazio,
uno
di
quelli
spesso
utilizzati
dalla
pianificazione urbanistica per “valorizzare” il territorio.
La
questione
identitaria
viene
messa
in
risalto
attraverso
la
rappresentazione
della
natura
e
dell’architettura
locale
con
uno
sguardo
critico
sull’operato
dell’uomo
che
spesso
non
riconosce
più
il
paesaggio
come
bene
comune
e
lo
espropria
della
sua
bellezza
inestimabile.
A
questo
proposito
voglio
“rubare”
le
parole
di
Pier
Luigi
Cervellati
che
nella
prefazione
al
libro
“Genius
Loci,
il
dio
dei
luoghi
perduti”,
scrive:
“Il
paesaggio
è
sempre
stato
oggetto
di
riflessioni
e
interessi
a
volte
contrapposti.
Ha
coinvolto
saperi
diversi
e
chi
pianifica
ha tentato di coordinarli, fallendo…
Pianificare
ormai
equivale
a
omologare.
Si
aspira
al
globale
e
ci
si
rifugia
nel
locale,
usando
gli
stessi
stilemi
progettuali. Si trasformano i luoghi in generici “spazi”.
Annullando
la
loro
identità…”
In
questa
mostra
invece
vogliamo
raccontare
come,
attraverso
l’osservazione
e la fotografia il Genius Loci ancora sopravviva al tempo e all’indifferenza.
Valeria Ricci
Curatrice