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HELENA E ALESSANDRA, LA FORZA DI UNA MISSIONE.

2023-11-28 17:03

Studio Iorio

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HELENA E ALESSANDRA, LA FORZA DI UNA MISSIONE.

“Hanno rispolverato un regio decreto del 1904, la Regione ci ha detto in sostanza che la manutenzione e il ripristino dei corsi d’acqua dobbiamo farla

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“Hanno rispolverato un regio decreto del 1904, la Regione ci ha detto in sostanza che la manutenzione e il ripristino dei corsi d’acqua dobbiamo farla noi a nostre spese, e non ci sarà rimborsato nulla” Queste sono le parole che Helena Necki mi dice appena tocchiamo l’argomento alluvione e ricostruzione.

 

Non nascondo la fatica nell’aggiornare questo diario, gli impegni sono tanti e tanto c’è da raccontare, con Lucia stiamo raccogliendo questo materiale per un progetto futuro. Nel mezzo delle cose della vita, c’è anche il ritorno della paura: agli inizi di novembre una nuova allerta meteo fa tremare la popolazione, sarà la toscana stavolta a pagare dazio, ma in Romagna anche Imola si allaga e ancora una volta è il Santerno a esondare.

 

La fortuna stavolta ci ha assistito, perché nel frattempo anche se gli argini in pianura sono stati ricostruiti i fiumi hanno continuato a non essere puliti e a Villa San Martino, a Passogatto e a San Bernardino, complice in alcuni casi quintali di legna non rimossa, si è rischiato l’esondazione del Santerno. Si vive ormai guardando il cielo.

 

Torniamo però al 31 agosto 2023 io e Valeria eravamo andati a Marzeno, frazione di Brisighella nelle colline del faentino, a trovare degli amici che gestiscono una azienda agricola. “La Straniera”, un nome stupendo, nasce per volontà di Helena Necki, faentina doc con origini, da parte del papà, polacche. Helena con l’aiuto del marito Andrea ha scelto la montagna per il suo progetto, posto difficile storicamente per l’agricoltura a causa della mancanza d’acqua e per la fragilità dei terreni, ma non si è scoraggiata e la sua azienda agricola totalmente biologica nasce sulle colline faentine a Brisighella e dato che una donna titolare d’azienda è vista ancora come una cosa strana, in più con un cognome “non tradizionale”, sceglie come nome “La Straniera”.

 

È un progetto che sembra quasi una missione per Helena, la sua voglia di dimostrare a modo suo che un altro mondo è possibile, che si può coltivare senza distruggere la terra, questa sua idea riesce a crescere nonostante le mille difficoltà, l’agricoltura biologica non viene aiutata dallo Stato si preferisce quella massiva, e la sua famiglia, il papà Eddy, la mamma Alessandra e i due fratelli minori Pawel e Ryszard, vengono a stare da lei per dare una mano.

 

 

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Io avevo conosciuto prima Eddy e Alessandra, la militanza nella politica della sinistra radicale ci ha fatto incontrare, ed è nata una bella amicizia insieme alla mia compagna Valeria. Alessandra Govoni è stata medico all’ospedale di Imola specialista in malattie infettive, si è occupata quindi del dramma della pandemia Covid stando in prima linea, da quasi un anno è riuscita a diventare medico di famiglia nei territori di Tredozio, Brisighella e Modigliana così da poter stare più vicino ad Helena, la quale dopo aver dato alla luce qualche anno fa Aurora ora nuovamente in attesa di un altro bambino, i rispettivi mariti lavorano a Bologna e quindi a gestire l’azienda agricola principalmente ci sono loro due.

 

Il giorno dell’alluvione sono rimasti isolati, la strada che portava al loro podere aveva subito una frana che di fatto l’aveva chiusa alle auto e anche scavalcarla era difficile, un'altra frana l’hanno avuta nel loro terreno, il podere è circondato da un lato da un costone roccioso e per fortuna gli alberi hanno limitato i danni frenando i crolli. Il comune è riuscito a liberare la strada dopo tre giorni, prima di allora non hanno visto mezzi di soccorso, le informazioni giravano solo sul web, quindi essendo i telefonini fuori uso erano tagliati fuori, solo la solidarietà tra vicini ha permesso di non peggiorare la situazione. 

 

Dall’altro lato il podere confina con il Rio Albonello un piccolo fiume il quale esondando, ha allagato alcune coltivazioni e attorno alla balza di cemento l’acqua ha scavato e portato via un intero pezzo di terreno lasciando un enorme fossa. Proprio le Briglie in cemento sono stati uno dei problemi simbolo di una manutenzione che in montagna non avviene più e quando viene eseguita la si fa male: la balza, che dovrebbe accompagnare l’acqua nel letto del fiume nei vari dislivelli verso valle, dovrebbe avere un fosso sulla discesa per far rallentare l’acqua e impedire di farla arrivare con velocità e quindi forza distruttiva a valle. Quando tempo fa gli fu aggiustata dal Consorzio di Bonifica il fosso di rallentamento dell’acqua sparì e la balza non era allineata con il letto del fiume e di fatto ha poi deviato l’acqua nel campo di Helena e data l’enorme velocità e forza ha scavato via il terreno.

 

Anche per Alessandra il suo lavoro di medico è una missione, ha scelto di lasciare l’ospedale non solo per stare più vicino alla figlia Helena, la sua è stata anche una scelta politica quella di correre in aiuto delle comunità della collina che rischiavano di restare senza medico, così ha iniziato la sua avventura affrontando un altro aspetto della sanità pubblica di cui poco si parla, quello dei medici di famiglia in una zona non facile visto che gira i tre studi in tre comuni dell’appennino, però a breve dovrebbe lasciare il posto a Brisighella perché gestire tre studi distanti è un problema, e visto che su Brisighella trovare un sostituto sarà più facile lei si terra Tredozio e Modigliana, cioè i territori più difficili. Che missione sarebbe altrimenti?

 

Alessandra è potuta tornare dai suoi pazienti solo una settimana dopo la fine dell’emergenza, per fortuna a Tredozio l’ha sostituita un medico dei Carabinieri che era riuscito ad arrivare con una squadra, mentre a Modigliana il sindaco era riuscito a contattarla, prima che i collegamenti saltassero, per farsi dare la lista dei pazienti che richiedevano particolare assistenza. La protezione civile dei due comuni l’ha aiutata negli spostamenti nei territori, Tredozio e Modigliana sono stati isolati per giorni e per fortuna l’auto organizzazione dei cittadini ha permesso che la situazione non degenerasse, mi racconta del fornaio che ha razionato il pane per tutti gli abitanti, decidendo la quantità in base ai nuclei familiari.

 

Il dopo emergenza per l’azienda agricola di Helena è anche peggiore della stessa emergenza non solo perché avevano segnalato i problemi presenti nel territorio e sono stati ignorati, ma ora gli viene chiesto di risolvere i problemi degli argini e dei corsi d’acqua a spese loro. In montagna lo Stato e le istituzioni hanno completamente abdicato, chiedono ai contadini di risolvere tutti i problemi di manutenzione dei corsi d’acqua, di ripristino di strade e argini “è lo sdoganamento del far west” sostiene Helena “ti dicono che te la devi cavare da solo e a quel punto tu decidi di fare le cose come ti conviene” ci siamo incontrati il 31 agosto, circa a metà del mese hanno saputo che il Consorzio di Bonifica e la Regione Emilia Romagna si sono appellati ad un regio decreto del 1904 per scaricare totalmente i costi di ripristino dei danni, inoltre i terreni sono anche collassati verso valle, cioè pezzi di terreno con le coltivazioni sono andati a finire in terreni di proprietari diversi e anche di questo le istituzioni se ne lavano le mani.

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Devono provvedere a rifare l’argine, ma non possono toccare le Briglie o i letti dei fiumi anche se danneggiati, perché sono di proprietà della Regione e quando potranno provvederanno alla riparazione. Poi ci sono state le frane, si vedono chiaramente in giro sono quei buchi grigi sulle colline, in alcuni casi sono franati i terreni con le coltivazioni e sono entrati nella proprietà di un altro contadino, anche qui il fare da se è l’unica cosa che gli è stato detto. Qui ovviamente c’è tutto il paradosso della burocrazia italiana, se gli agricoltori on rifanno gli argini a loro spese potrebbero rispondere penalmente, ma se rifai gli argini senza aggiustare briglie e letti, pulire quest’ultimi, in caso di pioggia sei punto e daccapo. 

 

Inoltre i tempi sono strettissimi avendolo saputo a metà agosto è impossibile organizzare un cantiere prima dell’inverno, il lavoro va farro a terreno asciutto. Inoltre il cantiere richiede l’uso di mezzi pesanti che trasportano quintali di materiali su strade che non possono sopportare quei pesi.

 

La montagna vive di equilibri precari, le strade già normalmente sono sempre un po' fragili, la gestione dell’acqua è sempre stata un problema, in inverno si cerca di accumularla per l’estate, ma non bisogna accumularne troppa perché deve anche defluire a valle altrimenti se il territorio ne assorbe troppa rischia il crollo. La presenza umana in montagna diventa quindi fondamentale per la manutenzione e la gestione del territorio, Alessandra mi ricorda che durante la guerra quando tutti gli uomini venivano reclutati in montagna si registravano tanti crolli, perché non c’era chi lavorava la terra, chi la curava. La guerra c’è ancora, abbiamo deciso di farla contro la natura.

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